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Gabriella Niero - 2011
Aldo De Felip - Un segno intenso e sicuro racconta le impressioni emotive della natura. La materia densa dilata i particolari della vegetazione in tante vibranti pennellate che si rapprendono tra i primi e i secondi piani. I profili riconoscibili - come i tronchi degli alberi - emergono gradatamente dal fondo e sono illuminati da un bagliore radente che avvolge l’ambiente di un alone espressionista. Il pittore evoca, si concentra sulla vitalità del paesaggio, sintetizza e ricompone il soggetto seguendo i moti dell’anima nel desiderio di proiettare con la pittura uno stato emotivo ricco di vitalità. E’ un percorso nel naturalismo astratto che colpisce per il senso tattile dato alla natura.
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- Gabriele Romeo - 2010
Aldo De Felip......raffigura un paesaggio fortemente costruttivista e neo-plastico, ricordando le pragmatiche opere di Tatlin ed il cubismo frammentario di Braque. Gli edifici nel paesaggio sono disposti come un "gioco di costruzione": piccoli "lego", che come mattoni, sembrano ripetersi secondo un principio euritmetico. L'euritmia dei "colori", che viene proposta dall'accurata scelta di scale cromatiche e tonali, quali: i grigi, i rossi, i verdi, gli scuri; colori che si alternano al ritmo del tempo 1:1; 1:3, andando anche alla ricerca matematica e razionale del "minimo comune multiplo". Gli elementi geometrici semplici, nell'opera di De Felip, ricordano la "Section d'Or": armonie, simmetrie, cruda elementarità. Sembra di scorgere le composizioni di Jaque Villon in concisi sistemi di "scisse e ordinate"e l'opera dal titolo Piani verticali blu e rossi (1913) di FrantiscK Kupka. La tridimensionalità negli edifici, sembra essere la stessa osservabile in Veduta di un villaggio in collina (1911) di Herbin.
- Gabriella Niero - 2010
Geometria e sintesi sono i riferimenti compositivi di una dimensione pittorica raffinata che unisce istinto e ragione. Appaiono profili urbani avvolti da una magica atmosfera metafisica, città misteriose stagliate all'orizzonte che sembrano nascondere arcane esistenze.
- Marino Massarotti - 2007
Possedere una realtà immateriale e dipingere il silenzio in un dialogo personale con le cose.
Questi sembrano essere i binari entro cui si sviluppa la ricerca pittorica di questo artista, che rifuggendo dagli stereotipi comuni ci prospetta una materia difficile, ambiziosa e per questo tanto più accattivante.
La sua è infatti una pittura della ragione che nasce dalla esigenza di stendere sulla tela un equilibrio ideale e una rappresentazione ordinata dello spazio. Questa operazione è condotta con modalità non certo convenzionali (ma cosxè convenzionale nella pittura?) e qualche volta ardite negli accostamenti cromatici scelti in una tavolozza cupa e monocroma (pessimista?) nella quale tuttavia emergono a tratti lampi di un candore abbagliante a delimitare i contorni degli oggetti e a cristallizzarne le forme.
La costruzione degli oggetti è dunque quasi sempre geometrica ed è espressione di un universo interiore dove lxordine delle cose è stabile e finito pur nel suo incessante divenire. Io non so se Pilef stabilisca i rapporti che corrono nei suoi quadri con unxazione inconscia o con misurazioni reali, resta il fatto che le sue opere ricordano molto da vicino quelle architetture ideali che da secoli lxuomo ha codificato nella matematica misteriosa del numero aureo di vitruviana memoria.
La pittura di De Felip non è certo quella destinata a creare una impressione e né tantomeno a suscitare motivazioni di ordine critico e sociale: lxuomo è inesorabilmente assente e così tutte le cose animate. Il pittore costruisce un nulla nel quale solo lui è inaspettato protagonista.
Ma l'osservatore non è lasciato in disparte, perché egli si sente attratto, a mio giudizio, in un labirinto virtuale dal quale l'occhio esce a fatica e la mente ne è attirata come in un gioco caleidoscopico. Definire la pittura di Pilef non è facile perché la materia è scarna, glabra, essenziale di cose minute forse vissute o solo sognate. Se dovessimo fare rientrare in qualche classificazione (cosa del resto molto soggettiva e forse inutile in pittura!) la riterrei oscillante tra un cosiddetto minimalismo (geometria con espressione metafisica) e xrazionalismox, cioè la tendenza a usare la geometria come metodo razionale di costruzione dellximmagine. I quadri di Pilef , pur di dimensioni ridotte, riempiono lo spazio espositivo di una presenza fredda ma tuttavia vitale che risulta a volte francamente astratta, anche se ogni tanto il pittore sembra volerci ricondurre alla realtà figurativa con barlumi di oggetti riconoscibili (un bicchiere, una bottiglia) non scelti come tali ma per le loro proprietà geometrico-spaziali. Queste presenze rendono tuttavia ancora più straniante il contesto generale del dipinto.
Un cammino quello di De Felip molto difficile dunque, che rifugge da ogni stereotipo e ogni banalità: attendiamo di vedere a quali traguardi saprà condurlo, alla ricerca di quell'essenziale che è poi l'intima natura della realtà.
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